«Ci incateneremo per fermare i tralicci Enel»

Livorno. Leccia sul piede di guerra per il problema dell’elettrosmog. L’altra sera un folto gruppo di cittadini si è riunito per strada, vicino alla rotatoria, sotto lo striscione con lo slogan «Elettrodotto no, no tralicci» e la frescura d’un clima non ancora estivo non riusciva per niente a sbollire la rabbia di queste persone uscite dalle loro case nella speranza di far sentire la propria voce affinché i propri diritti vengano riconosciuti. Ma qual è il motivo di tanta irritazione?
Tutto è cominciato quando il quartiere Scopaia, muovendo causa, è riuscito ad ottenere lo spostamento delle linee aeree dell’alta tensione. Dopo lunga e sofferta riflessione, è stato deciso di collocarle nei quartieri La Leccia e Salviano, proprio in mezzo alle case. Tutto questo, oltretutto, sulla base d’un piano d’ampliamento della rete Enel (pare si tratti addirittura d’un raddoppio). E pensare che, inizialmente, quando la Scopaia s’era mossa in un impeto di collera, era stato chiesto l’interramento dei tralicci. Infatti gli elettrodotti interrati danno luogo a campi elettromagnetici ridotti grazie alla schermatura garantita dal terreno e dai rivestimento del cavo. La gente ha paura e protesta pensando alle case e alle attività che saranno sottoposte all’effetto dei cavi elettrici. Per non parlare dei bambini che attualmente scorrazzano nel campo giochi e nell’asilo nido. E, inoltre, non è da tenere in secondaria considerazione neanche l’impatto che una schiera di tralicci alti quaranta metri circa avrà sull’ambiente.
Vincenzo Turelli, promotore della protesta, si è prodigato in un volantinaggio porta a porta per avvisare gli abitanti in tempo. «Di questo spostamento faremo le spese noi: molti cittadini saranno penalizzati dal punto di vista della salute, dell’impatto ambientale e della svalutazione territoriale dovuta alla presenza delle linee aeree dell’alta tensione» afferma Turelli. «Indubbiamente - prosegue - alla Scopaia hanno ragione: l’elettromagnetismo fa male. Ma se fa male a loro, fa male anche a noi. Purtroppo è già stato tutto deciso: il trasferimento si farà, per cui i lavori potrebbero iniziare da un momento all’altro. Le notizie sono circolate pochissimo: lo scorso dicembre sono state organizzate riunioni informative nelle quali il discorso elettrodotto veniva praticamente scansato per parlare delle antenne fisse per la telefonia cellulare, che tra l’altro ostacolavano l’espansione della rete elettrica. Già ci sono persone che soffrono disturbi di sonno e cefalee probabilmente per colpa di questi ripetitori, figuriamoci che cosa succederà con le nuove radiazioni dovute ai tralicci! Pare che sussistano le condizioni per assicurare un corridoio ove garantire la distanza minima di sicurezza (ovvero 70 metri); ma chi ci dice che verrà perfettamente rispettata? E chi ci dice che tale distanza risponda a puntino alla tutela della salute delle persone? La soluzione a questo problema sarebbe costruire un elettrodotto sotterraneo: ma, disgraziatamente, il costo può variare da 3 a 7 volte quello della linea aerea. Si parla di alcuni miliardi in più, per cui sarà difficile che lo realizzino». «Dato lo stato attuale delle cose - conclude Turelli, peraltro consigliato da alcuni rappresentanti di Legambiente - la nostra mossa successiva sarà quella di far presente la situazione alla prossima riunione della Circoscrizione. Poi costituiremo un comitato ed inviteremo tutti gli interessati a sottoscrivere una petizione perché il problema venga discusso in Consiglio comunale. E se non dovessimo ottenere risultati, siamo disposti anche ad incatenarci ai tralicci e fare lo sciopero della fame».

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