Introduzione a "Se fossi Nick Mano Fredda"
(tratto dalla raccolta di racconti "Se fossi Nick Mano Fredda")
Questo libercolo è una raccolta di spietate favole allucinanti. Porte che si aprono verso le tenebre di quella civiltà occidentale il cui cuore pulsa ancora dell’orrore dei campi di concentramento di Auschwitz o delle Twin Towers ridotte al Ground Zero. Ove respirano sofferenza quotidiana e subdola malvagità, dalle quali troppo spesso torciamo il volto, facendo finta che tutto stia procedendo per il meglio e che nessun Charles Manson abbia focalizzato la propria attenzione sulla nostra pelle.
Soltanto favole, quindi. Scritte bene, non so. Sofferte, di sicuro. Invero, essendo stato ultimamente contattato a più riprese dalla malignità dei bamboccióni (non uomini, si badi bene), ho deciso di scriverne, con l'evidente scopo d’esorcizzare il male che mi ha investito e che in futuro continuerà di sicuro a colpirmi a bella posta. Starà a me ignorarlo, cercando di blindare la mia sensibilità, e quindi facendo in modo che il confine tra il bene e il male si riveli finalmente agli occhi di tutti, cancellando una volta per tutte il beneficio del dubbio. Quel beneficio del dubbio tanto detestato da ogni bambino perduto di questa mia desolata Babilonia, città immaginaria dell’altrettanto immaginaria Repubblica Democratica di Brasilia.
Ma, facendo riferimento al concetto della provvida sventura, “nell'uomo buono il male ha lo scopo di fortificarlo, per cui si risolve praticamente in un bene.” Al che, sulle orme di Seneca, non posso far altro che omaggiare i miei più cari estimatori d'una profondissima e inestimabile gratitudine, ricordando loro che, se mai un giorno riuscirò appieno nei miei difficili intenti giornalistici e letterari, sarà stato anche grazie al loro mirabile apporto.
Paranoia?