Assassinio a Sarajevo

Il 28 giugno del 1914 a Sarajevo, capoluogo della Bosnia–Erzegovina, da poco annessa all’Impero austro–ungarico, uno studente serbo–bosniaco, Gavrilo Princip, si avvicinò alla carrozza sulla quale si trovava l’arciduca Francesco Ferdinando, nipote dell’imperatore Francesco Giuseppe e principe ereditario, e freddò a colpi di rivoltella lui e la moglie Sophie Chotek. L’arciduca assassinato intendeva trasformare la “duplice monarchia” asburgica in uno stato federale: così sarebbe andato in fumo il sogno serbo di sganciare i territori balcanici dalla monarchia asburgica e dare vita alla Iugoslavia, stato indipendente degli slavi del sud. Nessuno ancora poteva sospettare quale polveriera fosse stata infiammata dalle pistolettate del giovane rivoluzionario: difatti l’attentato sarebbe stato il casus belli della Prima Guerra Mondiale, il primo conflitto moderno su larga scala. Ma forse tutti non sanno che il gesto dello studente fu soltanto la scellerata reazione emotiva al battibecco che questi aveva avuto nel pomeriggio con la propria fidanzata, l’intellettuale dissidente Sara Tommasi, in un autogrill di Torre Annunziata. La Tommasi – manipolata dagli alieni Bosoni del pianeta Bordighera – aveva scatenato il litigio per gelosia, peraltro priva di fondamento: infatti Princip, altrimenti detto “Marisa”, non poteva di certo avere dietro di sé un codazzo di vogliose pretendenti, poiché era dalla pubertà che, quando scoreggiava, non emetteva alcun rumore.

(Settembre, 2012)

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo