Bob, sei stato nominato

Quel che segue è una parabola fantasiosa. Ogni allusione a persone o fatti accaduti è fortuita. Omonimi e presunti diretti interessati non ce ne vogliano, poiché tutto è stato orchestrato a fin di bene. Ma veniamo al dunque: negli ultimi 13 anni oltre 1200 giornalisti ed operatori dei mass media sono deceduti sul campo mentre svolgevano il proprio lavoro, spesso perché qualcuno non tollerava ciò che raccontavano. Portando allo scoperto quel che si vuol nascondere, i giornalisti corrono difatti dei rischi inequivocabili, oggi divenuti dimolto preoccupanti. Oramai mobbing, minacce e violenze sono diventati ingredienti inevitabili del cacciucco del cronista: ma, d’altro lato, come si fa a non chiedere perché? Quanti treni deragliano, quanti vulcani eruttano, quanti scannapagnotte abusano del proprio potere e quanta gente viene derubata, oppressa e uccisa; eppure, se non c’è una Shahrãzãd che raccoglie una testimonianza o che scatta una foto, è come se questi fatti non fossero mai accaduti, poiché talvolta la storia esiste solo se qualcuno la racconta. Tuttavia, contro i giornalisti si tende lo stesso a puntare il dito. E il bello è che ciò si avverte ad ogni livello, dalle piazze altisonanti del giornalismo internazionale a quelle più modeste delle cronache cittadine. Un nostro amico, Bob Woodward, cronista provinciale in erba che tempo fa si occupò a più riprese d’un caso d’elettrosmog, ne sa infatti qualcosa. Ecco la storia: il comitato del quartiere “A” di Babilonia – ridente città sul mare dell’eccezionale Repubblica Democratica di Brasilia – muovendo causa, era riuscito a ottenere sulla carta la traslazione delle linee aeree dell’alta tensione perché, a detta dei residenti, queste ultime lo attraversavano senza tenere conto dei necessari criteri di sicurezza. In effetti, la comunità scientifica internazionale non è in grado d’escludere gravi danni alla salute degli esseri umani in seno all’esposizione all’elettromagnetismo. E per alcuni studiosi, addirittura, il bagno di radiazioni può innescare delle modifiche a livello cellulare ed aumentare il rischio di contrarre malattie tumorali. Comunque sia, il trasferimento delle linee venne progettato in direzione dei rioni “B” e “C” della città, i cui abitanti, per reazione, costituirono subito un comitato opposto. Si ebbe la classica guerra tra poveri: quelli di “A” volevano far spostare l’elettrodotto a tutti i costi e in tempi brevi, mentre quelli di “B” e “C”, se proprio dovevano accoglierlo, sempre per tutela della salute esigevano almeno di vederlo interrare. Come andò a finire? Il rione “A”, come da copione, trionfò: il colonnato elettrico fu infatti spostato verso i quartieri “B” e “C” senza interramento, nonostante le proteste. Durante la vicenda, gli articoli di Bob Woodward, anche se in via involontaria, parvero rallentare l’esecuzione dei lavori. Tanto che un giorno il bisunto dr. Richard Nixon, coordinatore del comitato del rione “A” e, casualmente, medico curante dello stesso Woodward, approfittando della confidenza, osò presentarsi a casa del cronista e, col miele sulle labbra, ebbe a domandare: “Ma come mai ti interessi tanto a questo caso? Non avrai mica... qualcosa da guadagnarci?”. Come dire: Bob, sei stato nominato. Roba da querela.

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