Vita da clochard

Tirare a campare senza fissa dimora, ai margini della società, guadagnando pochi euro grazie a lavori saltuari o sopravvivendo d’espedienti ingegnosi per mantenere in piedi un’esistenza deturpata dalla povertà: anche Babilonia, purtroppo, non sfugge alla regola. Scansato il filo spinato che separa il cosiddetto “benessere” della gente agiata dall’infelicissima condizione dei clochard, ci si accorge come il vivere d’ognuno di noi sia sì vorticoso da varcare talora confini inimmaginabili; un passo falso e, specie con l’euro galoppante, il giocattolo si rompe e ci si ritrova in un baratro tra i più profondi. «Quei tre barboni – dice un liceale – sono babilonesi purosangue. La mattina, prima di entrare in classe, di solito li troviamo ancora addormentati sotto la tettoia dell’ingresso della scuola. Se, invece, sono già svegli, può accadere che ci rivolgano la parola, ma sempre con molto rispetto. Generalmente, però, si fanno gli affari loro. Ho sentito dire che abbiano addirittura rifiutato l’offerta d’una casa: loro oramai si sono sistemati qui». Homeless per scelta, dunque. La scelta di chi, volontariamente, decide di vivere nel mondo ma, nel contempo, appartato, nell’ombra. Rifuggendo i limiti e le bassezze del progresso, la frenesia quotidiana d’una società contraddittoria che ci correda ogni santo giorno delle penne del pavone. Incuriosito, una sera li raggiungo. Sono fortunato: eccoli lì, stanno dormendo sotto la piccola loggia del liceo. Due di loro, dato il sonno leggero, si svegliano e si accorgono di me prima ancora che mi avvicini; il terzo continua invece a russare della grossa. Al di là del gioco di ombre provocato dal contrasto tra l’oscurità e i neon ipnotici dell’androne della scuola, mi accorgo che, nonostante i capelli arruffati e le barbe lunghe, uno avrà al massimo una trentina d’anni, l’altro poco più di venti. Molto cordialmente, mi presento come cronista d’una testata locale. «Trombare col preservativo – mi confiderà poi quello sui trent’anni – è come giocare a pallone con gli zoccoli!». Che abbiano ragione o torto, mi sa che a questi ragazzi Nietzsche gli fa una pippa...

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