In quattromila per il Papa nero

Livorno. L’Africa è un continente troppo grande ed affascinante per poter essere descritto così, su due piedi. È talmente ricca e variopinta che si arriva alla conclusione che è soltanto per semplificare che la chiamano Africa. Vivere i suoi colori, i suoi odori, le sue visioni, la sua fede, anche solo per qualche ora, è senza dubbio un’esperienza ebbra di sensazioni. Sensazioni che ieri non sono affatto mancate al palasport di via Allende, quando Cheikh Mourtada M’backe, leader spirituale del movimento religioso «mouridista» del Senegal, ha accolto quasi 4mila immigrati - provenienti da tutta la Toscana, dall’Emilia Romagna, dal Lazio, dal Piemonte e dalla Liguria - in un megaraduno organizzato con la collaborazione dell’«Arci» labronico e dell’assessorato alle politiche sociali.
«La religione islamica - come affermato da Diop Mbaye, presidente della «Comunità senegalese» di Livorno - vuol dire, prima di tutto, pace e convivenza civile. Perché Dio è unico per tutti e questo ci fa capire che, affinché ci sia pace duratura in tutto il mondo, dobbiamo restare tutti quanti uniti di fronte alla violenza».
Ieri sera, dunque, non si sono visti confini né tantomeno barriere dentro la macrobolla umida e calda del palasport; eravamo ai tropici, in Africa, in Senegal. Migliaia di adepti, rigorosamente in «kaftan» ed inginocchiati sul parquet ricoperto di tappeti, hanno salutato con entusiasmo il loro capo spirituale. Poi, mentre bellissimi bambini dalla pelle d’ebano si facevano perplessi dall’atmosfera sacrale che trasudava da tutti i pori, il palazzetto si è ammutolito, sprofondando nel silenzio assordante del messaggio di pace, rispetto e fratellanza del portavoce di Cheikh Mourtada M’backe.
Marco Solimano, presidente dell’«Arci» di Livorno, ha sottolineato che «questo evento è stato straordinario sia dal punto di vista religioso, sia in rapporto alla nostra città. La testimonianza di civiltà, compostezza e passione che hanno dato questi 4mila senegalesi deve essere interpretata da noi come momento di concordia, pace e solidarietà tra popoli che, sebbene pratichino culture e religioni diverse, si possono benissimo incontrare su percorsi di questo genere: percorsi che fanno onore alla stessa città di Livorno». «Questi ragazzi - ha aggiunto Alfio Baldi, assessore alle politiche sociali - si stanno muovendo con grande correttezza ed organizzazione. A loro va tutta la nostra gratitudine perché, così facendo, ci stanno trasferendo emozioni ed insegnamenti».
È fuori discussione che l’ottantatreenne Cheikh Mourtada M’backe, guida spirituale dei «mouride» (confraternita musulmana fondata nel 1886 dal padre, Cheikh Amadou Bamba, oggi divenuto santo, e tuttora capeggiata «ufficialmente» dal fratello, Cheikh Saliou M’backe), abbia carisma da vendere: in ogni dove, puntualmente, accorrono folle di proseliti per incontrarlo. Egli si rivela pertanto una guida spirituale a 360°, che porta per il mondo un’ambasciata d’emozioni per il lontano Senegal, mettendo sugli scudi l’anima autentica dell’Islam, ovvero la moderazione. Principio fondamentale sul quale è basata la dottrina della sua confraternita e che, perciò, fa sì che i «mouride» siano gli unici musulmani ad essere, a tutt’oggi, ricevuti negli Stati Uniti con tutti gli onori del caso. Tirando le somme, quindi, i «mouride», ovunque vadano, si presentano quali ambasciatori di pace, rispetto e tolleranza. E una città multietnica qual è Livorno, che mette all’indice ogni forma di razzismo, non poteva non accoglierli nel migliore dei modi.
Diop Mbaye, inoltre, su indicazione del centro d’aggregazione giovanile «Todo Modo», ha contattato Claudio Marmugi ed Efraim Pepe del «Piccolo Cinema Indipendente» per documentare la venuta del «Papa nero» a Livorno. «Non potevamo - ha commentato Marmugi - lasciarci sfuggire questa occasione. Così abbiamo accettato e ripreso tutto quello che c’era da riprendere durante l’evento. Ne tireremo fuori un lavoro in stile documentaristico per la «Comunità senegalese». Ma non solo. Alcune inquadrature, infatti, sono state concepite per un ulteriore lavoro che darà risalto al rapporto tra la città e la comunità senegalese».

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo