Un faro per le famiglie, grazie Edda

Livorno. All’indomani della scomparsa di Edda Fagni, avvenuta nel ‘96, Monsignor Alberto Ablondi, allora Vescovo di Livorno, scriveva: «Sono sempre più convinto che, nella vita, ognuno può portare tanti fiori e frutti, ma soprattutto spargere dei semi che fioriscono a distanza, anche dopo che si è creata la lontananza fra questa e l’altra vita». Ebbene, il seme coltivato da Edda è diventato un albero dai frutti multivitaminici. Il figlio delle sue idee, portato giustamente all’attenzione dai suoi familiari, si chiama infatti «Ciaf», ovverosia «Centro infanzia, adolescenza e famiglie», ha sede in via Caduti del Lavoro e, naturalmente, porta il suo nome.
Nel realizzare sul territorio i «Centri infanzia, adolescenza e famiglie», la Regione Toscana (deliberazione N°162 del Consiglio Regionale del 18/3/1992) ha individuato lo strumento «per lo sviluppo di una politica per l’infanzia e per l’adolescenza, in una visione complessiva che si rivolga al bambino come portatore di diritti, soggetto di un’ampia sfera di protezione che ne rassicuri un’armonica crescita psicofisica nella propria famiglia e nella comunità». Logico quindi che, per via della sua poderosa esperienza pedagogica e politica, il «Ciaf» livornese sia stato dedicato a Edda Fagni.
Donna eccezionale. Perché Edda era una donna eccezionale. Impegnata nel sociale, soprattutto nei confronti dei giovani, accanto a lei il senso del vivere si dilatava, pareva un attimo preso in prestito dall’eternità in cui niente si rivelava insignificante. Maestra elementare nelle scuole del livornese (anche in quelle «speciali»), docente all’Università di Firenze, attiva nella Cgil, a Livorno assessore all’istruzione e alla cultura, parlamentare per il Pci, senatrice sotto l’insegna di Rifondazione Comunista e altro ancora: insomma, un curriculum vitae sbalorditivo. Il Sindaco Gianfranco Lamberti, nel giorno dell’estremo saluto a questa livornese indimenticabile, annunciò con commozione che presto in città sarebbe nata una nuova struttura, intitolata proprio alla senatrice scomparsa. Più tardi, nel 2000, grazie a un accordo siglato tra Regione, Provincia e Comune, Livorno poté infatti inaugurare il suo «Ciaf». Venuto su laddove in precedenza sorgeva un’istituzione che un tempo ospitava bambini illegittimi o in difficoltà (l’«Ippai», ossia l’«Istituto provinciale protezione e assistenza all’infanzia») e perciò concepito come suo step evolutivo per rispondere a politiche sociali più estese, oggi questo centro accogliente e multifunzionale può essere considerato come uno dei fiori all’occhiello di Livorno, poiché pare avere la classica marcia in più rispetto agli altri «Ciaf» della Toscana.
La pedagogia. Il «Ciaf» labronico dipende dall’«Area 3», cioè da quel settore del Comune - diretto da Serenella Frangilli - che si muove nell’ambito dello sviluppo socio-culturale. Luogo di politica integrata tra soggetti pubblici e privati e nodo «agevolatore» della rete dei servizi socio-educativi, il «Ciaf» si propone di individuare strategie per lo sviluppo della politica complessiva per l’infanzia, l’adolescenza e le famiglie. Inoltre, si impegna nel concretizzare gli intenti previsti dalla Legge N°285/97, al fine di promuovere la qualità della vita, la realizzazione individuale e la socializzazione dei minori e delle loro famiglie, siano esse naturali, adottive o affidatarie. In sostanza, la pedagogia (vale a dire quella disciplina che si occupa delle problematiche dell’educazione) intesa come «focus». Ovvero un’azione non più «assistenziale», bensì «educativa». Promuovere l’agio a scopo preventivo, affinché il disagio non prenda piede. E pur tuttavia senza dimenticarsi di chi si trova in difficoltà.
Quelle idee. Serenella Cipolli, responsabile del Ciaf «Edda Fagni», osserva che «il saper coniugare le conoscenze di pedagogista con l’esperienza di amministratore, permise a Edda di coltivare delle idee che oggi, grazie all’amministrazione comunale, abbiamo potuto tradurre in realtà, dando vita ad una «struttura agevolatrice», per certi versi, unica. Basti pensare al fatto che l’amministrazione sia riuscita a sollecitare la scuola ad entrare nel sistema degli «sportelli di ascolto»; un’esperienza che, a quanto ne so, non ha precedenti». Con il «Ciaf», dunque, l’organismo comunale non soltanto fornisce il servizio, ma si fa pure carico della qualità delle relazioni sociali dei propri cittadini, a partire dalla scuola. Concetto al quale, in largo anticipo sui tempi, Edda e i propri collaboratori lavorarono già verso la fine degli anni ‘70. Infatti, secondo Mauro Pardini, psicopedagogista del Comune, «i nostri servizi si sono sviluppati sulla base dell’«insegnamento come animazione», che adottavamo nelle scuole «speciali» già nel ‘78. Difatti «animazione» vuol dire fornire gli strumenti al bambino, accettandolo così come è, affinché lui possa muoversi da solo; il che, rispetto ad una scuola tradizionale di trasmissione di contenuti, rappresenta un rovesciamento totale. Ma «animazione» significa anche coinvolgere chi sul territorio è in grado di mettere in pratica un tale metodo d’istruzione, perché la scuola non si ritrovi da sola nell’esercitare la propria funzione». Per Odette Volpi, vicepresidente della «Svs» e amica intima di Edda, «è fondamentale sottolineare come le intuizioni pedagogico-educative di Edda Fagni abbiano lasciato il segno e siano state riprese, arricchite e ricollocate storicamente. Ed è pure da rilevare il fatto che questo progetto sia maturato lungo un percorso silenzioso, fatto di modestia e umiltà; in altre parole, proprio alla maniera di Edda».
«Fare sistema». Per il «Ciaf» labronico è vitale «fare sistema», cioè unire le forze e agire insieme per il bene comune. In questa direzione, il centro svolge la funzione di «convogliatore». O, più propriamente, di «agevolatore» tra le parti coinvolte nei programmi, siano esse pubbliche o private. Davvero parecchi e variegati sono i progetti e i laboratori partoriti da questa eccellente soluzione istituzionale. Soluzione che sostiene la «funzione genitoriale» mediante strategie d’intervento psicopedagogico basate sulla relazione (da evidenziare, in merito, il sito Internet «Informafamiglie» e il progetto «Genitori/Insegnanti in rete», che favorisce la cooperazione tra scuola e famiglia); che forma operatori in ambito socio-educativo per azioni integrate, soprattutto attraverso metodi mirati a sviluppare la capacità di ascolto (di spicco, il laboratorio per studenti «Progettare con/per le famiglie: esperienze del Ciaf di Livorno», nato dalla collaborazione con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze); che, sempre in campo socio-educativo, si impegna nel formare nuovi quadri professionali per rispondere a bisogni emergenti e diversificati (in questo caso, il corso di qualifica per «Agevolatore nella relazione d’aiuto» la fa da padrone); e che, infine, diffonde la cultura dei diritti dei bambini e delle bambine (di rilievo, «Spazi di ascolto per gli adolescenti a scuola/Prospettive teoriche e strumenti operativi per insegnanti», che prevede sportelli di ascolto nelle scuole). L’ultimo nato? «Sotto un cielo di emozioni», un progetto che parte dall’idea di aprire le basi emotive della comunicazione tra adulti e minori, nella convinzione che la consapevolezza emotiva renda il comunicare più efficace.
Un piccolo-grande universo. Pallottoliere alla mano, a tutt’oggi il Ciaf «Edda Fagni» può vantare di aver promosso l’attivazione e di aver «portato a sistema» 12 sportelli scolastici di ascolto e 65 operatori formati e distribuiti sul suolo cittadino, che si muovono in favore di tutti gli alunni, dai 6 anni in su, della scuola dell’obbligo di Livorno. I laboratori sono 9 e i corsi, in virtù dei finanziamenti della Regione, della Provincia e del Comune, sono gratuiti e tenuti dai migliori specialisti su scala nazionale. Nell’immobile dove si trova il «Ciaf» hanno sede anche l’asilo nido «Il bruco», la scuola comunale per l’infanzia «Franchi», il ludonido «Il piccolo principe», la casa di accoglienza «Il melo», la sede della «Consulta minori», l’ufficio del Ministero della Giustizia per il «Servizio sociale minorenni», il «Centro affidamento familiare», le aule per i laboratori per i minori e i genitori, la biblioteca, la sala riunioni, la sala colloqui, gli uffici amministrativi, gli uffici delle responsabili delle case-famiglia per minori e della casa di accoglienza. Nel parco della struttura è inoltre aperta al pubblico l’area verde «Il giardino delle meraviglie».

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