Un Cd caldo caldo di Rondelli

Livorno. Dai tempi di ««Ho picchiato la testa» degli Ottavo Padiglione ne è passata d’acqua sotto i ponti. Ma si tratta della più bell’acqua, se ha permesso ad un artista verace e carismatico - un vero animale da palcoscenico - come Roberto «Bobo» Rondelli di maturare in maniera esponenziale sino a diventare il personaggio che è oggi: autore e musicista d’ampio spessore, attore talentoso, voce inconfondibile, con un pubblico appassionato.
Insomma, un personaggio che - durante la conferenza stampa di presentazione del suo ultimo Cd «Disperati intellettuali ubriaconi» («Arroyo Records» / «Venus Distribuzione») tenutasi sabato mattina al «Factory Art Cafè» di via Ganucci - non ha potuto fare a meno di tradire la solita simpatia sanguigna che lo ha fatto oltremodo benvolere dai più lungo la sua rampa artistica.
«Questo lavoro - esordisce Bobo Rondelli - è un tentativo di raccontare la propria città, il proprio blues, mischiando spirito goliardico e amarezza. «Gigiballa», l’orso dello zoo di Livorno che ballava a causa del mal di denti, può essere interpretato come la figura d’un qualsiasi perdente della nostra società. Temi neppure toccati dalla musica «pop» che, incatenata alle leggi di mercato, tenta d’omologare i giovani e spezzare il vincolo con la terra d’origine. Io, comunque, aggrappato ai miei scogli, continuo a non avere paura e a continuare per la mia strada. Se poi, alle solite, i miei prodotti si rivolgono a coloro che non hanno soldi per acquistarlo, che li masterizzino pure!».
Scherzoso, ironico, schietto, dissacratore, talvolta sboccato, ma sicuramente sagace e pieno di talento. Bobo è così, prendere o lasciare. Ma che musica, maestro! Una fatica musicale che si è potuta avvalere nientemeno che della produzione artistica e degli arrangiamenti del ventottenne milanese Stefano Bollani, considerato dagli addetti ai lavori quale uno dei migliori dieci musicisti jazz a livello mondiale. Frutto dell’incrocio tra due diverse sensibilità artistiche, il Cd, passando attraverso l’omaggio a Luigi Tenco e Piero Ciampi, fonde il mondo ironico e malinconico della canzone d’autore con i più eccellenti virtuosismi jazz. Ragion per cui, secondo il parere d’alcuni esperti, può essere stimato come uno degli album italiani più belli degli ultimi tempi.
«In soli dieci giorni questo album - dice Nicola Zaccardi dell’etichetta discografica pisana «Arroyo Records» - ha confermato le vendite del lavoro precedente; e questo, nella palude della discografia italiana che attualmente sta attraversando la sua crisi più nera, è un dato rilevante. La cordata degli enti che hanno creduto e quindi finanziato questo progetto ha dato dei buoni frutti, nonostante in Italia funzionino quasi esclusivamente le formule standard a discapito della musica popolare».
«Il Cd di Bobo - a parlare è adesso Massimo Mangoni, responsabile del settore «cultura» dell’Arci di Livorno - ha visto la collaborazione dell’Arci labronica e dell’associazione «Piero Ciampi», a significare l’impegno da parte di queste organizzazioni, attraverso le varie iniziative che abbiamo organizzato e organizzeremo in futuro, di proporre la musica come risorsa fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone. E, inoltre, se si prende in considerazione il fatto che la musica è oltretutto un elemento trainante d’una dinamica economica spesso sottovalutata, ecco che il quadro può risultare più chiaro». Da segnalare che «Disperati intellettuali ubriaconi» verrà presentato dal vivo in occasione della prossima edizione del «Premio Ciampi». «Premio che - come tiene a sottolineare Mangoni - nel dicembre del Duemila è stato riportato da una rivista patinata della De Agostini come uno dei quindici appuntamenti assolutamente imperdibili a livello mondiale».

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo