Pupi Avati dà il ciak: «Ora lasciatevi spaventare da me»

Livorno. È stato il maestro Pupi Avati, deliziando la platea del cinema 4 Mori con la sua intelligente ironia e una signorilità fuori del comune, a dare il primo ciak alla terza edizione del “Fi-Pi-Li Horror Festival”, kermesse cinematografica, teatrale e letteraria organizzata dall’associazione culturale livornese “Il Teatro della Cipolla”.
Classe 1938, regista multiforme di fama mondiale, Avati ha siglato decine di pellicole di successo (solo ad esempio, per quanto riguarda i generi thriller e horror, “La casa dalle finestre che ridono”, “Zeder” e “L’arcano incantatore”), ha co-sceneggiato “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (l'ultima fatica di Pier Paolo Pasolini) e ha vinto due David di Donatello e un David Luchino Visconti: l’impronta della sua mano è nella “Walk of Fame” della Croisette, a Cannes.
Avati, «il ragazzo di provincia che cercava di farsi notare» (come lui stesso si è definito tra il serio e il faceto), ha parlato di quando era bambino e del fatto che, in tenerissima età, gli venissero raccontate delle favole che gli incutevano terrore. «Era molto divertente per loro spaventarmi – ha osservato – e quindi, a un certo punto, è stato molto divertente per me spaventare gli altri»: ecco spiegato il suo amore per la cinematografia horror, radicato all’interno di un precoce apprendimento del sentimento della paura, perciò dovuto a una sorta di imprinting.
Dopo aver rinunciato a una carriera musicale come jazzista a causa dell’ingresso di Lucio Dalla nell’orchestra in cui suonava, il quale, purtroppo per lui, lo superava in talento, Avati ha raccontato di aver lavorato per qualche anno per la Findus (quella dei surgelati). Poi, la svolta: venne folgorato dal film “8 1/2” di Fellini, che lo convinse a intraprendere la carriera di regista cinematografico: «Attraverso il cinema sono riuscito a dire chi sono», questa la sua considerazione definitiva. 
Non è mancata l’aneddotica divertente, ossia quando ha parlato del casting del film “La seconda notte di nozze”, in cui scelse Katia Ricciarelli per il ruolo della vedova Liliana Vespero mentre «aveva il cervello in emergenza», cioè a tavola, mentre era un po’ alticcio. A dispetto di ogni previsione, quando in molti gli manifestavano ostilità per questa sua decisione e il tutto confluiva inevitabilmente in spassose peripezie, la scelta risultò vincente, tant’è vero che la Ricciarelli vinse poi il “Nastro d’argento” come miglior attrice protagonista.
A incontro finito, è stato proiettato il cult movie “La casa dalle finestre che ridono”. La giornata inaugurale del festival è proseguita col film “I Rec You” di Federico Sfascia, preceduto anch’esso da un faccia a faccia col regista: un regista così brillante – Sfascia – da aver convinto un artista del calibro di Terry Gilliam (membro dei Monty Python) a far parte del cast del suo film. In serata il critico cinematografico Federico Frusciante ha presentato “Shining” di Stanley Kubrick, che è stato proiettato in pellicola da 35 mm per gentile concessione dei familiari del grande cineasta.

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