Primo permesso premio, Tuti fuori dalle Sughere

Livorno. Quattro ore fuori dal carcere, primo permesso per Mario Tuti, detenuto alle Sughere. Ieri il Tribunale di Sorveglianza di Firenze ha concesso a Tuti un permesso di quattro ore per potersi recare al museo «Fattori», col quale sta collaborando insieme all’«Arci Solidarietà» di Marco Solimano nell’ambito d’un progetto multimediale. Tuti è stato ritenuto dall’amministrazione penitenziaria non più un soggetto da sottoporre a massima sicurezza, ma un detenuto comune. L’uomo ha dimostrato d’aver saputo intraprendere, grazie anche all’attività educativa e ricreativa con l’«Arci», un nuovo percorso di vita.

Il Carroccio in corso Amedeo

Livorno. Il «Carroccio» si è fermato a Livorno. Nella speranza di dare energia al partito di Umberto Bossi anche nelle zone del centro-nord dello stivale, mediante l’insediamento di segreterie ad hoc. Sabato, infatti, si è tenuta l’inaugurazione, al numero 34 di corso Amedeo (angolo piazza Attias), della nuova sede della segreteria provinciale della Lega Nord. Che si è svolta alla presenza del Senatore Roberto Calderoli, coordinatore federale della Lega e vicepresidente del Senato. Con lui Vincenzo Soldati, segretario regionale del partito, Andrea Romano, responsabile provinciale, e Luciano Cini, segretario comunale.
I migliori auguri sono ovviamente giunti dal Senatore Calderoli, il quale ha espresso la sua fiducia dal momento che «siamo qui per contare quanto contiamo in Lombardia, in Piemonte e in tutte quelle zone dove godiamo di più ampio consenso». Secondo Romano l’iniziativa «ha un significato di rilancio della Lega Nord dopo un periodo di «stanca», sia politica che organizzativa». Infatti «ripartiremo di slancio proponendo un programma formulato in accordo con l’amministrazione comunale di Lucca, nella fattispecie con l’assessore Claudio Valleggi, il quale si occuperà dell’«area vasta» compresa tra Lucca, Pisa e, appunto, Livorno. Tenteremo la carta delle infrastrutture promuovendo la «Lucca-Modena» come collegamento tra il porto livornese e la Pianura Padana nonché, attraverso il Brennero, con l’Europa. E, inoltre, cercheremo di far estendere il beneficio del credito d’imposta anche alle aree svantaggiate della costa, come Livorno».

«Ora basta, qui non si può più vivere»

Livorno. Un coltello fende l’aria, un extracomunitario sanguinante si dà alla fuga e la scintilla fa esplodere la polveriera della protesta. Protesta peraltro già sul piatto da tempo per le giustificate lamentele degli abitanti di «zone calde» quali piazza XX Settembre, via Mentana, via Gazzarrini, piazza della Repubblica, piazza dei Mille, via Terrazzini e via Garibaldi. Gente costretta a vivere le tante sfaccettature del proprio quotidiano nella paura. Perché la subdola delinquenza dei focolai sommersi, orchestrata da fiorenti gruppi malavitosi di variegata etnia, qui si fa davvero realtà. E l’«effetto ghetto», prende il sopravvento.
«Pare che - parla Sergio Bertini, commerciante di piazza XX Settembre - il bailamme si sviluppi soprattutto sotto la Chiesa di San Benedetto in tarda serata, quando i banchi sono ormai chiusi. A quell’ora è tutto uno spacciare droga, atti osceni, minacce e prostituzione. Ma anche durante la pausa pomeridiana delle attività commerciali c’è un discreto movimento. E, quando siamo aperti, spesso siamo anche derubati. Una situazione davvero invivibile».
Il Bronx? Pare proprio di sì, senza esagerazioni. Tutti però mettono le mani avanti: non è razzismo. Ed è vero. Infatti i cittadini del posto, dati i precedenti, si preoccupano giustamente per l’incolumità dei propri familiari e i gestori delle botteghe temono che le loro attività siano a rischio. Perché quando si fa buio, alla stregua degli abitanti del luogo, non possono neanche indugiare sull’orario di lavoro senza sentirsi provocare o addirittura minacciare da questi gruppetti di tunisini e marocchini. Che nei bar del circondario si assembrano e con due gocce d’alcol perdono il controllo. E di continuo si azzuffano a colpi di coltello a serramanico e colli di bottiglia. Che cosa fare quindi nell’immediato? Maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine, meglio se in borghese; questo il coro unanime.
«Noi commercianti - dice Piero Salvini, altro titolare d’un banco della piazza - abbiamo più volte esposto il problema alle autorità competenti. Ma per ora i risultati sono stati scarsi. Qualche blitz di polizia e carabinieri e poi la routine torna quella di sempre. Inoltre, c’è da dire una cosa: la geometria di piazza XX Settembre, dove la notte gli extracomunitari dormono e lasciano persino i loro bisogni, è quella d’una trappola per topi. Per chi vuol trafficare è l’ideale. Ma per coloro che hanno paura e, dinanzi a situazioni a rischio, vogliono scappare, non c’è via di scampo; rimangono imbottigliati». «Il problema - dice Alessandro Amici, negoziante di via Mentana - dovrebbe essere affrontato politicamente. Un’idea potrebbe essere costituire un comitato di commercianti e residenti per dialogare costruttivamente con le istituzioni e decidere il da farsi».

Bindi: dal voto una spallata

Livorno. Un’accoglienza più che calorosa quella che la città ha riservato ieri a Rosy Bindi, dirigente nazionale della Margherita, che ha incontrato nel pomeriggio cittadini e candidati allo chalet «Mauri» sul viale Italia. Strette di mano e complimenti durante una full-immersion con i cittadini nella passerella livornese per eccellenza; un faccia a faccia col pubblico a dire il vero piuttosto inconsueto per la location.
Introdotto dal coordinatore provinciale del partito Maurizio Scatena, l’incontro ha visto la partecipazione dei candidati della Margherita alle varie cariche comunali e provinciali: Giorgio Kutufà, Carla Roncaglia, Angela De Quattro, Martina Vecce, Antonio Ceccantini e Valter Nebbiai. Sono intervenuti anche Alessandro Cosimi, candidato sindaco del centrosinistra, e Marco Filippi, capolista diessino per il Comune. Un modo per rendere visibile quell’alleanza che ha visto la nascita di «Uniti nell’Ulivo», promossa da 4 partiti del centrosinistra (Ds, Margherita, Sdi e Repubblicani Europei) ed esponenti di associazioni e movimenti della società civile senza appartenenza di partito.
Bindi, per rompere il ghiaccio senza giri di parole, si è presentata come senese tifosa della Fiorentina: ed ha innanzitutto fatto i complimenti alla città per l’approdo alla serie A della squadra amaranto. Poi, dopo gli auguri ai candidati locali, ha invitato l’elettorato a guardare anche all’Europa. «Perché questi 400 milioni di persone - ha sottolineato - sono lo spazio democratico più grande del mondo: tutte persone unite da valori di libertà, di giustizia, di pace, di dignità della persona. Quando si pensa che la democrazia si possa esportare con gli scontri di civiltà o con le armi, l’Europa è sempre la prima a dimostrare che si cresce solo con la convivenza e con la cooperazione».
Bindi ha poi criticato il governo Berlusconi per la «pericolosa discontinuità nel percorso di politica estera» che ha reso l’Italia «irriconoscibile». «Berlusconi - ha detto - teme la sconfitta alle europee perché sa che sarebbe, parlando in termini calcistici, come un cartellino giallo. Vale a dire l’anticamera del rientro negli spogliatoi perché espulso...».
Kutufà, candidato alla presidenza della Provincia, ha affermato che «Livorno ha alle spalle momenti difficili, è inutile negarlo: ma possiede anche una grande volontà di fare e rilanciarsi. Come? Mantenendo la coesione sociale». Poi ha rivolto l’attenzione agli indecisi: «Sono molti, bisogna sensibilizzarli e far comprendere loro l’importanza del voto, sconfiggendo così l’assenteismo ai seggi elettorali; questo per mandare a casa Silvio Berlusconi».
Secondo Cosimi, infine, per Livorno è il momento «di fare uno scatto in avanti, di diventare un punto di riferimento in Toscana, di fare un salto in Europa».

«Ci incateneremo per fermare i tralicci Enel»

Livorno. Leccia sul piede di guerra per il problema dell’elettrosmog. L’altra sera un folto gruppo di cittadini si è riunito per strada, vicino alla rotatoria, sotto lo striscione con lo slogan «Elettrodotto no, no tralicci» e la frescura d’un clima non ancora estivo non riusciva per niente a sbollire la rabbia di queste persone uscite dalle loro case nella speranza di far sentire la propria voce affinché i propri diritti vengano riconosciuti. Ma qual è il motivo di tanta irritazione?
Tutto è cominciato quando il quartiere Scopaia, muovendo causa, è riuscito ad ottenere lo spostamento delle linee aeree dell’alta tensione. Dopo lunga e sofferta riflessione, è stato deciso di collocarle nei quartieri La Leccia e Salviano, proprio in mezzo alle case. Tutto questo, oltretutto, sulla base d’un piano d’ampliamento della rete Enel (pare si tratti addirittura d’un raddoppio). E pensare che, inizialmente, quando la Scopaia s’era mossa in un impeto di collera, era stato chiesto l’interramento dei tralicci. Infatti gli elettrodotti interrati danno luogo a campi elettromagnetici ridotti grazie alla schermatura garantita dal terreno e dai rivestimento del cavo. La gente ha paura e protesta pensando alle case e alle attività che saranno sottoposte all’effetto dei cavi elettrici. Per non parlare dei bambini che attualmente scorrazzano nel campo giochi e nell’asilo nido. E, inoltre, non è da tenere in secondaria considerazione neanche l’impatto che una schiera di tralicci alti quaranta metri circa avrà sull’ambiente.
Vincenzo Turelli, promotore della protesta, si è prodigato in un volantinaggio porta a porta per avvisare gli abitanti in tempo. «Di questo spostamento faremo le spese noi: molti cittadini saranno penalizzati dal punto di vista della salute, dell’impatto ambientale e della svalutazione territoriale dovuta alla presenza delle linee aeree dell’alta tensione» afferma Turelli. «Indubbiamente - prosegue - alla Scopaia hanno ragione: l’elettromagnetismo fa male. Ma se fa male a loro, fa male anche a noi. Purtroppo è già stato tutto deciso: il trasferimento si farà, per cui i lavori potrebbero iniziare da un momento all’altro. Le notizie sono circolate pochissimo: lo scorso dicembre sono state organizzate riunioni informative nelle quali il discorso elettrodotto veniva praticamente scansato per parlare delle antenne fisse per la telefonia cellulare, che tra l’altro ostacolavano l’espansione della rete elettrica. Già ci sono persone che soffrono disturbi di sonno e cefalee probabilmente per colpa di questi ripetitori, figuriamoci che cosa succederà con le nuove radiazioni dovute ai tralicci! Pare che sussistano le condizioni per assicurare un corridoio ove garantire la distanza minima di sicurezza (ovvero 70 metri); ma chi ci dice che verrà perfettamente rispettata? E chi ci dice che tale distanza risponda a puntino alla tutela della salute delle persone? La soluzione a questo problema sarebbe costruire un elettrodotto sotterraneo: ma, disgraziatamente, il costo può variare da 3 a 7 volte quello della linea aerea. Si parla di alcuni miliardi in più, per cui sarà difficile che lo realizzino». «Dato lo stato attuale delle cose - conclude Turelli, peraltro consigliato da alcuni rappresentanti di Legambiente - la nostra mossa successiva sarà quella di far presente la situazione alla prossima riunione della Circoscrizione. Poi costituiremo un comitato ed inviteremo tutti gli interessati a sottoscrivere una petizione perché il problema venga discusso in Consiglio comunale. E se non dovessimo ottenere risultati, siamo disposti anche ad incatenarci ai tralicci e fare lo sciopero della fame».

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